“Arte impermanente e Memoria insieme sull'ellissi del non tempo”
- di Luisa Mariani
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TIDES OF MEMORY (Maree della Memoria), cortometraggio di circa 30 minuti da me scritto, diretto e interpretato insieme ad un cast internazionale di oltre 20 attori, vince il GOLD AWARD dell'INYFF – INTERNATIONAL NEW YORK FILM FESTIVAL 2020, quale BEST SHORT FILM.
Un premio che accende dei ripensamenti su come si vive oggi a livello mondiale. Un'edizione per la prima volta online, causa pandemia, che ci fa riflettere sul coraggio di persone come D.b. DeMenars e Diana Lenska, direttori artistici dell'INYFF, che sfidano la possibilità di essere contaminati per continuare a lavorare diffondendo l'idea che l'Arte apre al libero pensiero, alla fiducia, alla speranza di un cambiamento. E ci segnala la disuguaglianza fra gli uomini: chi può, in questo momento, evita il contagio isolandosi in dimore o barche di lusso mentre altri abitano sotto i ponti e muoiono di fame. E ci ricorda che siamo un nucleo sociale e quello che succede ad un essere umano a Wuhan accade a tutti noi passeggeri della terra. E ci insegna l'essenza della vita perché a questo punto ci si chiede più che mai su quale pianeta vogliamo stare.
E' pur vero che le avversità sono la prova migliore per fronteggiare ogni evenienza e che se non troviamo ostacoli sul nostro percorso vuol dire che abbiamo sbagliato strada, quindi ora la paura di un virus sconosciuto si presenta come occasione per risvegliare in noi la consapevolezza che dobbiamo combattere, cambiando le nostre abitudini per evitare l’epidemia, contrastando l’inquinamento anche con un diverso uso dell’acqua, della plastica e dell’energia. La cosa più importante è trasformare un'urgenza in un rinnovato modo di essere. La comunicazione, gli interrogativi, lo scambio di opinioni, la condivisione dei propri affanni sono alla base di questa auspicata metamorfosi.
E l'Arte è"il messaggero che ci condurrà nel futuro" diceva Leonard Cohen; è la luce per progettare il nostro avvenire.
TIDES OF MEMORY (Maree della Memoria) si inserisce in questo contesto con la sua pressante obbligatorietà ad approfondire l'"Arte Impermanente" di William Kentridge, il suo significato in una visione connessa alla caducità della vita e al suo rapporto con la "Memoria". Inizia così un dialogo tra la necessità di una memoria universale e il bisogno di ritrovare la memoria individuale per sottrarsi alla paura dell’oblio.